Uno dei tratti di maggiore dirompenza rispetto
al passato del più rappresentativo partito del centro-sinistra italiano, il PD,
può sicuramente individuarsi nella sua vocazione innata alla scelta dei propri
candidati mediante l’utilizzo dello strumento delle primarie, caratteristica
che ne ha segnato il tratto distintivo rispetto ad un centro-destra di più
marcata impronta leaderistica e padronale.
Non si può negare che l’esercizio della predetta
modalità di selezione dei candidati, quando sviluppata in senso favorevole alla
massima partecipazione, abbia senz’altro contribuito al riavvicinamento dei
cittadini alla vita politica, rinnovato il loro entusiasmo, seppur momentaneo,
verso un settore, quello politico, in costante abbassamento d’indice di
gradimento.
Ebbene, non si capisce per quale ragione, il PD di Ostuni, in questi giorni, sia di ben
altra opinione.
Le prossime elezioni amministrative di scena nella città bianca si pongono a valle di tre legislature che hanno
visto il centro-sinistra vincente in ragione di una costruita e conservata
unità, maturata nell’ambito di un percorso politico che volge, oggi, al
termine.
Ora come non mai, perciò, occorre rinnovare i
propositi di quell’unità, cifra distintiva della coalizione, potendo solo in tal modo garantire il successo del centro-sinistra sia elettorale che amministrativo.
Va certamente colta l’occasione di aprire la
maggioranza alle forze e ai movimenti di nuova costituzione, che non hanno
avuto modo per loro scelta, o per scelta degli elettori, in passato, di far
parte della coalizione che ha amministrato la città.
Ma perché la fisiologica fase di rinnovamento
politico che segue alla fine di un ciclo risulti proficua, va sapientemente
ricondotta nei binari dell’utile sintesi, onde evitare la dispersione
delle energie positive ed ogni spiacevole epilogo elettorale.
A tal fine, uno degli imprescindibili passaggi,
è certamente quello della scelta condivisa del candidato sindaco, operazione
che comporta il vaglio dei programmi e delle proposte dei soggetti che si sentono
pronti ed in grado di ricoprire un ruolo di grande responsabilità, quale quello
di primo cittadino.
Di fronte a due diversi candidati, entrambi
meritevoli, l’avv. Nicola Santoro ed il prof. Francesco Saponaro, espressione delle due maggiori
forze della coalizione in termini elettorali, perché non affidare la scelta
all’elettore, perché non farsi portatori di un metodo il più democratico
possibile, perché arroccarsi dietro l’affermazione del proprio candidato sulla
scorta di presunte superiorità rispetto all’avversario?
L’ottusa insistenza di qualcuno nell’affermare
aprioristicamente la bontà della propria scelta rispetto a quella del proprio
compagno, la negazione del confronto sul campo dei programmi e del radicamento
territoriale sono scelte perdenti, per tutti.
L’idiosincrasia verso la competizione delle
primarie va, probabilmente, ricercata nei retaggi e nelle riserve di chi, forse
perché non abituato ad una vita politica di condivisione e discussione, intravede
in queste elezioni un barlume di illusorio riscatto identitario, destinato,
però, inevitabilmente, alla sconfitta.
Se il partito Socialista e le Liste Civiche
avessero ragionato allo stesso modo, in termini meramente utilitaristici ed
egoistici, avrebbero ben potuto evitare il confronto con il PD preventivamente,
scegliendo sin da subito un percorso autonomo, sicuri di un peso elettorale più
cospicuo rispetto all’alleato. Ma, evidentemente, dietro la scelta di
continuare il percorso unitario vi è la meditazione di una strategia politica
ben più lungimirante, dettata dalla consapevolezza che solo la vittoria
permette l’affermazione dei propri programmi e delle proprie idee, non volendo
derubricare la partecipazione al confronto elettorale a sterile testimonianza.
Ed allora perché non conseguire con la
celebrazione di appassionanti elezioni primarie la tanto agognata unità e
l’affermazione del candidato che mostri di più saper coinvolgere, appassionare,
convincere l’elettorato, di essere la persona giusta a guidare il
centro-sinistra ostunese, nelle sue diverse componenti, nell’azione
amministrativa dei prossimi anni.
E’ indubbio che così facendo si darebbe smalto e
vigore ad un progetto politico nuovo, che, sulla spinta del gradimento espresso
dal popolo delle primarie, giunga sicuro alla vittoria delle prossime elezioni.
Giuseppe Tanzarella e Antonio Zurlo
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