Con il no annunciato del M5S, la strada per il Presidente del Consiglio incaricato, già segnata,
si fa sempre più in salita e le possibilità di dare un governo al Paese sono ancora
più esigue.
Eppure è ormai chiaro a tutti,
anche ai nostri politici che non perdono tempo a ribadirlo, che tornare alle
urne in queste condizioni rischierebbe di dare la spallata definitiva ad
un’Italia ormai in ginocchio.
Non si può far finta di niente: la
situazione è talmente grave che non pare proprio questo il tempo per le logiche
di parte e per giocare ai veti incrociati. Hanno appoggiato per oltre un anno
un governo tecnico, possono e devono trovare una soluzione condivisa anche
oggi. Soprattutto oggi. Non importa se le forze diverse dal PD entrino nel
governo, lo appoggino dall’esterno oppure si limitino a non impedirne la
nascita; bisogna dare un governo al Paese.
Sicuramente non durerebbe
l’intera legislatura, forse neanche la metà, ma il poco tempo bisognerebbe sfruttarlo tutto per fare poche cose magari, ma essenziali,
almeno quelle slegate alle logiche delle maggioranze.
1) Una nuova legge elettorale che impedisca in futuro
tutto quello a cui stiamo assistendo oggi: serve governabilità, trasparenza e
democrazia nella scelta dei parlamentari, rappresentatività. Il doppio turno di
collegio sembra la scelta migliore.
2) Razionalizzazione del sistema parlamentare: il doppio
turno non implica necessariamente il cambiamento della forma di governo
parlamentare. Nella situazione in cui versa la politica italiana, sempre meno
credibile, attenta, competente e sempre più lontana dalla realtà del Paese,
avventurarsi in riforme così importanti, come il presidenzialismo o il
semipresidenzialismo, sarebbe un salto nel buio, sicuramente nel vuoto.
Limitarsi invece alla riduzione del numero dei parlamentari e al superamento
del bicameralismo perfetto sarebbe già tanto ed importante.
3) Affrontare le urgenze sociali ed economiche del Paese.
Far ripartire il lavoro, sboccare il pagamento dei crediti delle imprese
(costrette ormai a rateizzare non solo le cartelle di Equitalia, ma anche i
salari dei lavoratori) nei confronti delle P.A., riduzione delle imposte per i
redditi più bassi e per il lavoro, far ripartire i consumi, immettere liquidità
nel sistema.
Di fronte alle urgenze del
Paese, se da una parte si può comprendere l’esigenza di cambiamento di Bersani,
anche alla luce delle chiare indicazioni date dagli elettori (i voti al M5S
hanno un significato ben preciso), dall’altra non si può non vedere che i numeri
del Parlamento sono inesorabili e non aggirabili: senza il M5S o senza il PDL
il governo non parte.
E considerato che il M5S ha
ancora oggi confermato di non voler assumersi alcuna responsabilità, non
restano che le altre forze politiche. Ci vuole uno sforzo collettivo ed un grande
senso di responsabilità
Il Paese è allo sbando, i
cittadini perdono il loro lavoro, le loro case, i giovani sono senza futuro.
P.S. Oggi abbiamo assistito alla
triste diretta streaming del confronto tra Bersani e gli esponenti del
Movimento 5 Stelle, i quali hanno impressionato per la loro arroganza,
supponenza e presuntuosità (il più delle volte, ahimè, basate sul nulla).
Ancora di più sconvolge (ma non è una novità) la volgarità e la violenza dei
messaggi del suo leader, la cui visione totalitaria nulla ha a che fare con la
democrazia di cui si sente e dice portavoce e protettore (tanto per usare un
linguaggio oggi di moda).
Ma interessa davvero a Grillo
affrontare le emergenze del Paese? O vuole soltanto tornare al voto subito e
con questa legge elettorale? Subito, in modo da incassare il consenso di una
parte sempre più ampia della popolazione ormai sotto le macerie. Con il Porcellum perché, mi chiedo, quanti dei nominati (con il trasparente
metodo delle primarie on-line, sic!) da Grillo e Casaleggio sarebbero eletti
con un sistema che rimetta veramente la scelta dei parlamentari ai cittadini?
Infine, sul Quirinale, un invito
rivolto a tutti. Non può essere merce di scambio, deve essere un’alta
personalità. I tempi saranno difficili, ce ne sarà bisogno.
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