martedì 26 febbraio 2013

Un pareggio di Pirro, ma anche un'occasione


Le urne ci consegnano un’Italia ingovernabile. Il Centrosinistra è, in termini di voti, maggioranza relativa in entrambi i rami del Parlamento, ma solo alla Camera, grazie ad uno scellerato premio di maggioranza, riesce ad ottenere la maggioranza di seggi, nonostante un consenso inferiore a un terzo dei votanti ed il risicato vantaggio sul centrodestra, pari a circa 124.000 voti. Berlusconi crolla nei numeri: rispetto al 2008 prende il 16% in meno, circa 6 milioni di voti, così come tutta la coalizione che passa dal 46,8% al 29,01% con una perdita di voti di 7 milioni. Ma al di là dei numeri, mantiene il consenso di un terzo dei votanti, contende sino all’ultimo il premio di maggioranza alla Camera e pareggia al Senato. Monti prende il 10,5% dei voti, meno del previsto, ma è contento. Beato lui. Il dato più eclatante è il successo di Grillo, che alla Camera è il primo partito nazionale con il 25,5% dei consensi ed al Senato elegge 54 parlamentari. I numeri del M5S, sommati alle astensioni, fanno circa metà degli elettori. Il segnale è importante e deve far riflettere: metà dell’Italia è stanca della vecchia politica, dei suoi privilegi, della sua autoreferenzialità; ha voglia di cambiamento e ritiene che ciò non possa avvenire con la vecchia classe politica che da almeno vent’anni siede nella stanza dei bottoni.
Quello del centrosinistra è un pareggio di Pirro: prende più voti al Senato, ma sostanzialmente pareggia in numero di seggi (120) ed è ben lontano dalla maggioranza (158), che non sarebbe raggiunta neanche con l’appoggio di Monti (22). Alla Camera è esattamente il contrario: ha la maggioranza dei seggi (340), ma pareggia nel Paese, viene scavalcato da Grillo e perde rispetto al 2008 circa 3,5 milioni di voti. Avrà l’onere di indicare una strada percorribile per uscire da questa situazione d’impasse, ma senza avere i numeri e la forza necessaria.
Lo scenario che abbiamo d’avanti è preoccupante: la crisi incombe e la mancanza di un governo aumenta le incertezze. I numeri impongono la ricerca di una soluzione condivisa da tutti, o quasi. Che si tratti di un governo di minoranza o di grande coalizione non ha importanza, ma non si può gettar via inutilmente una legislatura e tornare subito al voto nella stessa situazione che c’era il giorno prima delle elezioni. Le forze politiche non possono far finta di nulla, devono dare un segnale forte al Paese, sfiduciato ed ormai disamorato delle istituzioni. Si potrebbero approvare importanti provvedimenti slegati alle logiche delle maggioranze politiche. Ridurre i costi della politica, iniziando dalla diminuzione (non dimezzamento) del numero dei Parlamentari e dal (almeno) dimezzamento (non solo diminuzione) dei loro stipendi. Una nuova legge elettorale che assicuri rappresentatività, governabilità e scelta effettiva dei cittadini. Superamento del bicameralismo perfetto. Sono riforme che riguardano le regole del gioco, di appannaggio di tutti e non solo di alcuni, dove andrebbe comunque ricercata una larga maggioranza. Utilizzare questo Parlamento come occasione per approvare poche ma significative riforme che razionalizzino il nostro sistema politico-istituzionale significherebbe dare una senso a questa legislatura. Naturalmente, non si può prescindere dal dare un Governo al Paese. Lo hanno fatto per un anno, possono farlo ancora, per il bene dell'Italia. Mai come oggi serve grande senso di responsabilità da parte di tutti, nessuno escluso.

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