venerdì 17 maggio 2013

La sterile discussione per non fare le riforme


Tra i principali motivi per cui è nato il Governo Letta vi è la realizzazione della riforma costituzionale e della legge elettorale, alla cui riuscita il neo premier ha legato le sorti dell'esecutivo.
Il dibattito, però ha subito preso una brutta piega e si è già impantanato sulla questione della c.d. Convenzione per le riforme, questione che porta con se complicazioni e difficoltà di carattere politico e perfino costituzionale.
Un problema di cui non si sentiva certo il bisogno, soprattutto se consideriamo che la nostra Costituzione, per fortuna pensata e scritta da ben altre personalità rispetto alle figure attuali, prevede sia l'organo (il Parlamento ed eventualmente il corpo elettorale) sia la procedura aggravata (l'art. 138) per la revisione delle norme costituzionali.
Tanto per rendere ancora più complicato il tortuoso sentiero che porta alle riforme, parte del Governo e della maggioranza che lo sostiene ha pensato di collegare indissolubilmente l'approvazione di una nuova legge elettorale alle riforme costituzionali.
È chiaro anche ai più distratti che tale collegamento, oltre a contraddire la tanto proclamata urgenza di cambiamento del sistema elettorale, rischia seriamente di portarci alle prossime elezioni ancora con il Porcellum.
Per modificare la Costituzione ci vuole tempo e la tribolata vita del Governo di tempo ce ne dà poco. Per l'approvazione di una nuova legge elettorale, invece, non è richiesta l'adozione del procedimento aggravato previsto dall'art. 138 della nostra Carta fondamentale.
Insomma, il cammino del cambiamento si è fermato ancora prima di partire e se si continuerà con questo andazzo scordiamoci pure le riforme.
(Antonio Zurlo)

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